Il signor Anselmo Chiurlo.
Ore 19.00 di un giorno qualunque degli anni 90.
Orario di chiusura dell’ambulatorio.
Si affaccia in sala di attesa un sessantenne con sguardo furbetto, attento e sornione allo stesso tempo.
“He, he, he, buonasera dottore, sa, he, he, ho questo gatto che sta male da molti giorni, potrebbe morire, lo può visitare vero ?”…
Come dire di no ad una richiesta del genere, soprattutto perchè non sapevo potesse essere la prima di una lunga serie. Passarono appena pochi minuti per capire con chi avevo a che fare.
L’odore che immediatamente invase lo studio non poteva che provenire da un uomo, decisamente e forse volutamente trasandato, amante dei gatti ma ad un livello morboso tanto da circondarsene ponendo i felini al centro della sua esistenza.
E di gatti il signor Anselmo Chiurlo ne aveva veramente tanti, quasi una ventina, tutti rinchiusi nel suo appartamanto sopra lo storico farinotto “Tugnin” nel quartiere della Foce, assieme alla moglie e ad un vecchio cane. Il gatto quella sera morì davanti a noi. Il suo stato aveva oltrepassato ogni limite, forse non mangiava da giorni, le masse muscolari non esistevano più, le vene erano collassate.
Qualche tempo dopo allo scoccare delle 7 di sera ricomparve il signor Chiurlo con una gabbia dall’indefinibile colore, con un esserino all’interno bagnato fradicio dalle sue stesse urine. Le condizioni erano pressochè simili al precedente gatto,ma riuscimmo a stento a fare un prelievo di sangue. I globuli rossi erano un milione e mezzo quando il valore minimo nel gatto è di cinque milioni. Inoltre il gatto risultava affetto dall’Aids felina. Anche qui la medicina non può fare miracoli e dopo pochi giorni il gatto morì.
Non passò molto tempo quando una sera, alle 19 in punto, si aprì la porta dello studio. Subito pensai: è Chiurlo !!! Era lui, inesorabile, circondato dal suo alone di odori, che mi chiedeva questa volta una visita a domicilio del suo cane. Preparai subito la valigetta e cinque minuti dopo suonai alla sua porta.
Dovete sapere che a Genova gli appartamenti di vecchia costruzione sono caratterizzati da un ingresso, detto appunto alla genovese, perchè molto ampio, quasi da rappresentanza, da cui si accede alle camere importanti della casa.
Quando il signor Chiurlo mi fece entrare nel suo ingresso rimasi scosso dall’ammasso disordinato di mobili e cianfrusaglie che arrivavano quasi fino al soffitto. Per raggiungere il corridoio mi trovai costretto a strisciare contro il muro per poi arrivare al tinello.
Qui subìi un secondo shock. La scena era degna di un film della famiglia Adams. In fondo alla stanza troneggiava in una piccola gabbia un gattone bianchissimo, completamente privo di occhi. A destra e a sinistra volteggiavano liberi gatti di tutte le dimensioni, a terra giaceva il cane ammalato e su di una poltrona vegetava con sguardo assente la moglie del signor Chiurlo. Cercai nonostante le circostanze di concentrarmi sul cane, ma le condizioni per una visita erano pessime, la luce fioca, con me per terra incastrato tra i mobili e scrutato da mille occhi invisibili.
Pessimo si dimostro’ anche lo stato di salute del cane che inesorabilmente segui’ le sorti dei precedenti gatti, come inevitabile risultato di una situazione dove la prevenzione era inesitente.
Non entrai più in quella casa.
Si potrebbe facilmente pensare al signor Chiurlo come ad una persona di poca cultura e priva di soldi. Non c’è niente di più sbagliato. Era laureato, possedeva molti appartamenti a Genova ed in provincia ed era una persona dotata di una intelligenza oltre la media. Il problema era che la usava tutta a modo suo e gli piaceva molto mostrarla parlando.
Col tempo furono innumerevoli gli incontri in studio con lui e se dedicavo quindici minuti alla visita veterinaria la restante parte dell’ora si chiaccherava. Scoprii la sua forte vena satirica e rimasi sorpreso nel saperlo autore negli anni settanta della famosa compagnia teatrale Baistrocchi. Scoprii che fondò in assoluto il primo club dei tifosi della sampdoria per poi diventare il commentatore delle partite di calcio nelle televisioni locali genovesi.
Rimasi a bocca aperta mentre mi raccontava con dovizia di particolari la ritirata dei tedeschi alla fine della seconda guerra mondiale, con sparatorie e uomini colpiti sulla gradinata della chiesa di Piazza Alimonda e con azioni militari accadute qua e là nelle vie limitrofe.
L’unico problema era che fosse logorroico. Alcune volte mi trovavo costretto a metterlo alla porta o per stanchezza o per ulteriori impegni lavorativi. Per accompagnarlo gentilmente all’uscio impiegavo in media dai venti a i trenta minuti. Interrompere il suo flusso di parole era impresa quasi impossibile.
Così come quasi impossibile fu impartire da parte mia alcune regole di prevenzione importanti e fondamentali per la salute dei suoi gatti, quali le sterilizzazioni o le vaccinazioni, per non parlare delle visite di controllo. Era come parlare ad un muro con la conseguenza che i suoi gatti vivevano e morivano come in natura, accoppiandosi senza regole ma nella giungla del mobilio di casa.
Fino a che avvenne la svolta drammatica.
Il signor Chiurlo era conosciuto all’ufficio di igiene per le innumerevoli ed inevitabili denunce a cui si era efficaciemente opposto. Destino volle che persone dell’ambiente animalista genovese si avvicinassero a lui per dargli una mano nella gestione della sua famiglia gattesca, l’unica rimasta dopo la morte di sua moglie.
Le nuove norme legislative non potevano tollerare un tale stato di cose per cui l’Associazione in difesa degli animali capitanata dal signor Fucile ebbe il via libera per entrare con la forza nella sua casa, privarlo di tutti gli affetti che gli rimanevano, e condurlo obbligatoriamente in un ricovero ospedaliero.
Il tutto accadde nell’estate del 2009.
Seppi della cosa alcuni mesi dopo quando lo riincontrai. Non era più lo stesso. La violenza subita gli provocò un infarto che minò per sempre la sua salute. I gatti furono condotti in un gattile e morirono dal primo all’ultimo, anche perchè estirpati dall’unico mondo che avevano sempre vissuto.
Vidi il signor Chiurlo indebolirsi di mese in mese sempre per curare gli ultimi due suoi gatti, che tenne gelosamente non so se per concessione o di nascosto contro ogni legge.
L’energia che aveva in corpo prendeva vigore solo per inveire contro chi l’aveva ridotto in quello stato.
“Giuro Dottor Ansaldo che in un modo o nell’altro gliela farò pagare !”.
Cercò di chiamarmi un’ultima volta al telefono. Ma non ci riuscì, forse accadde dopo le 19.00.
Maggio 2010 Entroterra di Sori
E’ una bella giornata sulle alture della Riviera di Levante. Il signor Fucile dell’Associazione in difesa degli animali, accompagnato da un’altra guardia zoofila e da una pattuglia di carabinieri e vigili urbani, raggiunge l’abitazione di un cacciatore.
L’obiettivo è il sequestro di tutti i suoi cani per maltrattamento.
Dopo aver ascoltato la voce della legge il cacciatore, al momento di firmare gli incartamenti, sentenziò “Vado a prendere una penna”.
Al suo ritorno impugnava una calibro 9 automatica. Il suo unico scopo era eliminare le due guardie zoofile.
Lo fece e si sparò un colpo.
Ma questa è tutta un’altra storia.
Luca Ansaldo